La riunione annuale dei cristalli a Cefalonia

di Sandro Russo (pubblicato su Ponza Racconta)

The annual meeting of “cristals” in Cephalonia, Greece – Sept. 2024

Questo non è uno scritto da diffondere. Diciamo che è un documento per uso interno; una memoria per un gruppo ristretto. Riguarda fatti e persone di cui è meglio non far sapere in giro, data la tendenza degli umani a combattere gli alieni e i diversi, anche se simili a loro. Ma sarà meglio andare in ordine.

Per quanto riguarda noi, per molto tempo non è stato così. All’inizio si era in pochi e molto dispersi, e nessuno ha saputo. Per millenni o per secoli. Chissà. Poi l’idea che fosse possibile è stata lanciata e ha cominciato a circolare. Stranamente non sono stati gli scienziati a capirlo, ma poeti e scrittori. A cercar bene qualcosa si trova, nei miti e nelle leggende del Tempo Antico.
Un certo Chatwin, uno scrittore viaggiatore nella seconda metà del XIX sec. aveva riportato le credenze dei nativi australiani secondo cui i Creatori avevano “cantato” le montagne e i fiumi, le terre e le foreste che da quel momento erano esistiti e avevano preso vita. Ma ne raccontano di storie mirabolanti gli scrittori di viaggio! Queste poi erano storie riferite da aborigeni ignoranti.
Anche un altro scrittore – Theodor Sturgeon – aveva intuito qualcosa in un romanzo del 1950, letto solo da pochi fanatici: The Dreaming Jewels; ma era uno di quelli che scrivono storie di fantascienza (Science Fiction – SF) che per definizione sono fantasie.
E così questa storia non si è diffusa molto; anche se è stato in conseguenza di questo libro che alcuni di noi si sono riconosciuti, e da allora usiamo chiamarci “cristalli”.

Torniamo al presente.
Sono su un’isola greca per un incontro che si tiene regolarmente solo da pochi anni. Per ovvi motivi di riservatezza non siamo in tanti. C’è una grande casa che ospita i partecipanti al – chiamiamolo così – Convegno e qualcuno che tiene i contatti.

Questa è storia attuale.
Ogni mattina faccio a piedi i tre chilometri circa che separano la mia residenza temporanea dalla “casa madre”. Come al solito faccio molta attenzione agli oggetti  e alle piante che incontro ai margini della strada…

È stato così che la prima volta ho capito. Ciascuno di noi ci è arrivato in un modo diverso, ma soprattutto, per suo proprio conto.
Qui sulla strada, sulla destra scendendo, vedo due lecci appaiati. Può essere un caso, e magari non sono proprio identici. Non potrei dire – senza fare ricerche più approfondite – che uno dei due è opera di un cristallo. È questo il loro modo di esprimersi.

Due piccoli lecci lungo la discesa per la casa della Riunione (foto di Dunia)

Sono una forma di vita totalmente aliena, forse neanche terrestre, e chissà da quanto tempo convivono con l’umanità. Questa totale non interferenza reciproca ha permesso che le due forme di vita siano state separate per così tanto tempo.

I cristalli hanno vissuto la loro quieta esistenza per secoli, nascosti tra le rocce, sotto terra o anche sul fondo del mare. Solo pochi di essi hanno convissuto con gli umani,  ma nessuno ha mai neanche lontanamente immaginato che quei prismi sfaccettati – così si presentano agli occhi umani – avessero una essenza vitale e senziente.
Così per eoni di tempo, sottoterra o sotto il mare, hanno dormito, forse sognato, i cristalli.
L’espressione della loro creatività si manifesta comunemente come riproduzione, duplicazione di forme di oggetti; più di rado nel plasmare in modo diverso e originale creature già esistenti. Qualcuno di noi, per qualche improbabile concatenazione di eventi, ha avuto come compagno di giochi un pupazzo i cui occhi erano costituiti da due prismi di vetro, due “cristalli” in realtà, che qualcuno – va’ a sapere come e perché – aveva assemblato in quel modo. Così è stato per me.
Una caratteristica costante della creatività dei cristalli è una tensione a ricreare bellezza. Mi sono fatto l’idea – ma è del tutto personale – che la loro esistenza abbia potuto fino ad ora essere misconosciuta perché la categoria della bellezza è stata coltivata nel corso dei secoli da un numero relativamente esiguo di umani.

 

Perciò sono così attento alle forme duplicate.
Giusto la prima mattina, scendendo per la discesa verso la casa dove si tiene il Convegno avevo notato quei due alberelli appaiati. Non so se è questo il caso, ma qualche volta, scavando con attenzione tra le radici, si trova un cristallo. È stata l’esperienza di molti di noi che in questi giorni andiamo a confrontarci.
Perché questa è la novità. Da relativamente pochi anni, dopo l’accumulo inapparente nel tempo di forme duplicate e un silenzio durato secoli, le creazioni umane dei cristalli – meglio sarebbe dire: gli esseri umani plasmati da essi – hanno preso coscienza di non essere “mostri” e soprattutto di non essere soli. E hanno cominciato a cercarsi tra loro.

Siamo consapevoli che è una nuova fase e un’esperienza che nessuno ha mai fatto. Veniamo da realtà molto diverse, con storie personali non sappiamo ancora quanto e come confrontabili. La stessa organizzazione di un incontro come questo è stata resa possibile solo da poco, grazie alla facilitazione dei contatti avvenuta in anni recenti.

Faccio la mia discesa verso la casa con questo stato d’animo, di curiosità e di aspettativa, impaziente di incontrare gli altri – otto donne e quattro uomini dall’apparenza umana -: sentire le loro storie, come hanno scoperto di essere se non la creazione, il risultato dell’opera dei cristalli; come questo ha cambiato la loro vita.
Qualcuno di essi l’avevo già incontrato; gli altri li conoscerò meglio nei prossimi giorni. Ma è bastato poco per riconoscere i segni esterni della nostra comune derivazione ‘cristallina’: un’aura luminosa intorno a qualcuno di loro, il gesto di accarezzare un animale, l’attenzione a particolari minimi, lo sguardo perduto nel guardare il mare.

 

Note

(1) – Bruce Chatwin The Songlines (1987) – Le vie dei canti (Adelphi; 1988)

(2) – Theodore Sturgeon, The Dreaming Jewels (1950); Cristalli sognanti (Urania, Mondadori; 1953) Adelphi (1997)

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