Fari di Cefalonia. Gero Gompos, il vecchio gobbo
di Sandro Russo (pubblicato su Ponza Racconta)
Da isolani – ponzesi di nascita o acquisiti – siamo da sempre più che estimatori, innamorati dei fari.
Epica, per noi di Ponzaracconta, fu la Campagna del FAI 2012, per promuovere l’acquisizione del Faro della Guardia di Ponza tra i beni tutelati dal FAI, “I luoghi del cuore”. Arrivammo terzi, ma fu una bella lotta, densa di eventi, conoscenze e stimoli. Mi improvvisai anche regista per produrre un filmato in proprio sul nostro amato faro, rischiando grosso. Per amatori, leggi e guarda qui: La serata del 10 agosto: il video del faro.
Poi c’è che tra redattori e stretti collaboratori del sito annoveriamo figli di fanalisti, dell’epoca in cui i fari ancora avevano una funzione e necessitavano di manutenzione.
Da qui racconti su racconti di esperienze di infanzie e prime fanciullezze vissute su speroni di roccia e isole dell’arcipelago (Zannone, per esempio).
Così si diventa esperti di fari… Si legge e visitano tutti i fari che capitano a tiro, su qualunque costa o isola ci si trovi; si va in Bretagna proprio su un itinerario di Fari, lì sono numerosi. Ancora più famosi quelli scozzesi… tra cui i fari della famiglia Stevenson. Stirpe di ingegneri gli Stevenson, fu il giovane Louis l’unico ribelle!
Ci si nutre delle letteratura dei fari e dei saggi di altri appassionati-letterati: Mare, fari e Michele Mari, per esempio.

Si va in gruppo a vedere il più antico faro dell’isola di Cefalonia. Si chiama Gerogompos, “il vecchio gobbo”; nessuno sa spiegarne il perché. Il fine dichiarato è di assistere al tramonto, dalla parte del faro che è sulla costa occidentale di Cefalonia. Qualcuno dice che dritto per dritto seguendo la direzione del sole che tramonta, si arriva alle coste italiane. Effettivamente – sulla mappa si vede chiaro – diritto a ovest si intercetta la punta della Calabria. È quel che ha pensato il personaggio interpretato da Bisio, in Mediterraneo (leggi qui e qui) di Salvatores, quando cerca di scappare con una barca a remi; solo che dall’isola di Kastellorizo l’Italia era molto più lontana e in direzione ovest era più facile intercettare Rodi.

Il segnale indica la minuscola isola di Kastellorizo, nel Dodecanneso. Di fronte, sulla stessa linea del parallelo, c’è Rodi
Comunque si va in gruppo in “gita al faro” di woolfiana memoria – leggi qui: poteva mancare? – in tempo per assistere al tramonto, da quel luogo privilegiato. Ci si raccoglie nel piazzale intorno alla costruzione ad ascoltare le alate letture del nostro Capitano, c’è che scrive l’immancabile haiku, chi si disperde per la bassa vegetazione mediterranea fin giù al mare che lambisce la costa, rocciosa e aspra.

Al Faro (foto di Roberta Gaeta)

Il nostro Capitano (foto di Marina Valenti)

Una serie di foto del faro e dintorni (foto di Augusto Corti)

Faro con carrubo tormentato dalla salsedine e oleandri (foto di Augusto Corti)

L’entroterra del faro (foto di Augusto Corti)

Tramonto dagli scogli davanti al faro (ancora di Augusto Corti)

Il faro visto dalla costa antistante (foto di Sandro Russo)


La costa davanti al faro: verso dx e (sotto) verso sinistra (foto di Sandro Russo)

Tramonto senza sole (foto di Sandro Russo)
Uno strato di nuvole basse sull’orizzonte ci nega il piacere di vedere il tramonto col sole che scompare nel mare. Ma aspettiamo comunque che il faro si accenda, prima di andar via.


Più tardi Claudio ci manda una foto del tramonto dal faro Gerogompos, presa in un’altra occasione:

As it should be

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