Viaggi in Patagonia 02. Bariloche e l’isola di Chiloè
di Rita Gasbarra (pubblicato su Ponza Racconta)

Viaggio di trasferimento in treno
Da Bariloche si apre una regione fatta di montagne che salgono da larghe vallate depresse, letto di vasti laghi di origine glaciale. Verde intenso di conifere, giallo brillante di cespugli di ginestra, viola e rosa di lupini e fucsia, vasti prati di erba novella punteggiati di mucche, pecore e cavalli.
Le spoglie e ventose pampas del mio immaginario sono ancora lontane, ma il paesaggio è comunque intenso.

Ginestre gialle e lago


La cima svetta al di sopra della nebbia

Scultura ricavata da un albero

Polpi appesi a essiccare

Lavorazione del pesce
Si va verso l’isola di Chiloè, di cui Chatwin scrive: “…la verde e bella isola di Chiloè, dove l’aria è mite, le condizioni primitive e le fattorie sovraffollate, dove c’è sempre pesce da mangiare e molto poco da fare…”.
La strada si inerpica per passi di montagna, con tratti di strada bianca che lasciano nuvole di polvere.
Al passo Cardenal Antonio Samore lasciamo il territorio argentino per passare in Cile, con lunghe procedure di frontiera. Del resto qui il tempo sembra scorrere più lento, consono al respiro profondo dei larghi spazi. Costeggiamo cime ancora innevate, che scopro essere vulcani attivi. Una fermata nel villaggio di Puerto Octay. È domenica e nella piazza c’è una piccola fiera con bancarelle di abiti vintage ed artigianato locale. Una chiesa in legno domina dall’alto. Riprendiamo la strada fino a Puerto Varas, cittadina turistica lungo la sponda del lago Lago Llanquihue.
Di fronte il vulcano Osorno si fa strada nella foschia.
La mattina ci si sveglia con la pioggia.
Una visita alla cittadina di Ancud col mercato del pesce e il molo affollato di barche colorate, prima di imbarcarci sul traghetto per Chiloè.

Piccola flotta peschereccia

Bassa marea

Piccole case colorate durante la bassa marea

L’isola ha un paesaggio dolce, di prati, bestiame al pascolo e piccole fattorie. L’Oceano Pacifico la lambisce, scavando canali che si insinuano nella costa. Andiamo alla ricerca delle chiese lignee Patrimonio Unesco. Cristi lignei e madonne in abiti di stoffa e monili adornano i semplici luoghi di culto. A Castro le case palafitta, tinteggiate di colori vivaci, restano sospese nel vuoto creato dalla bassa marea. Le barche sono adagiate sulla sabbia in attesa dell’onda.
A Quinci visitiamo la casa-museo del grande scrittore cileno Francisco Coloane, in legno, affacciata sul mare. Disse di lui Neruda: – “Per abbracciare Coloane occorrono braccia lunghe come fiumi, oppure bisogna essere un vortice di vento che lo avvolge con tanto di barba…”

Casa-Museo di Coloane sulla spiaggia



Non troviamo traghetti per il sud e dobbiamo ritornare a Bariloche.
Sulla strada il villaggio di Frutillar sul lago Llanquihue, fondato nel 1856 da coloni tedeschi, conserva ancora il sapore delle sue origini nord europee nell’architettura.
La notte a Bariloche sembra lenta per l’ansia di svelare finalmente il sogno a lungo coltivato…


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