Tango a Stavanger
Un viaggio al ritmo del ballo globale
testo di Francesca Bellino - foto di Odd Egil Nerland
Il tango per sua natura è la musica dell’incontro tra popoli. Nato a Buenos Aires alla fine dell’Ottocento dalla commistione di diverse culture - africana, europea, latinoamericana ed ebraica - rappresenta una perfetta sintesi del concetto di società plurali che sono nate o stanno nascendo nel mondo. Forse per questo dal 2009 l’Unesco lo ha accolto nel patrimonio culturale intangibile dell'umanità. E forse la stessa ragione spiega la sua rapida diffusione nei più diversi Paesi del mondo. Ma trovarlo non troppo lontano dal circolo polare artico, questo non l’avrei mai immaginato.
Oro nero – Stavanger è un piccolo centro del sud-ovest della Norvegia, vicino alla regione dei fiordi, sconosciuto al resto del mondo e chiuso nelle sue tradizioni fino al 1969 quando, con la scoperta del petrolio, è diventato la base dell’industria petrolifera norvegese e si è trasformato nella città più internazionale e multietnica del Paese, con ben 150 nazionalità rappresentate. Nonostante l’attuale crisi e i diversi allarmi sull’esaurimento delle risorse petrolifere, la Norvegia rappresenta ancora un’isola felice. Nel 2008 la sua economia è cresciuta del 3%, le nascite si sono moltiplicate e ha confermato il suo ruolo di secondo produttore europeo di petrolio (quarto di gas naturale) e terzo esportatore di greggio al mondo dopo Arabia Saudita e Russia. L’oro nero è la base della ricchezza di tutto il Paese e con le sue rendite, convogliate in un fondo sovrano, sostiene il più ricco sistema di welfare al mondo. Il benessere ha stimolato l’immigrazione, e nel giro di pochi anni la cittadina affacciata sul mare del Nord si è popolata di persone provenienti da ogni dove che, oltre alle conoscenze sulla gestione delle risorse petrolifere, hanno portato con sé anche usi e costumi delle proprie culture d’appartenenza e un alone di globalizzazione mai conosciuto prima.
“Tangueros del Norte” - Con l’arrivo dell’oro nero a Stavanger è giunto anche il tango. Curiosamente non sono stati gli argentini a portarlo con sé, ma è stato lo stesso processo d’internazionalizzazione della città a inglobare al suo interno una delle forme d’evasione più universali. “Nel tango tutti possono sentirsi a casa perché la sua musica e il suo ballo non esprimono sentimenti argentini, ma emozioni che provano tutti: amore, nostalgia, rabbia, insicurezza, fragilità. Infatti sono pochissimi gli argentini che suonano e ballano il tango a Stavanger. La maggior parte degli allievi delle scuole di danza è europea. Molti sono norvegesi, gli altri sono persone venute qui per lavorare nelle industrie del petrolio: indiani, russi, inglesi, tedeschi, italiani” spiega Christian Hvam, norvegese, ingegnere in un’importante compagnia petrolifera e insegnante di tango al club Tangoverksted aperto nel 1998. Oltre a Christian, a Stavanger ci sono altri tre maestri norvegesi che insegnano la danza porteña nei diversi club e animano le serate nelle due principali milonghe della città, la luminosa “Fiskepirteminalen”, arredata in design moderno con ampie vetrate, e la “Sandnes Brygge”, più vicina allo stile argentino della nota “Cafeteria Ideal” di Buenos Aires, luci soffuse e tavoli e sedie intorno alla pista. Qui si balla rispettivamente ogni mercoledì e ogni domenica e, nonostante questa danza sia diventata una consuetudine, non mancano stupore e meraviglia nei volti di molte persone poco abituate a vedere volteggiare in pista coppie appassionate in abiti succinti. “Il tango s’impara ballando – aggiunge Christian – per questo, oltre la pratica che facciamo ogni settimana, ospitiamo spesso workshop con grandi maestri europei e argentini. Uno dei primi ad arrivare da Oslo è stato il porteño Ramón Gimenez. Non sempre però i norvegesi sono costanti nello studio, per via dei ferrei ritmi del lavoro e forse anche perché sono ancora un po’ troppo chiusi verso espressioni culturali collettive come il tango. Ci vuole tempo per aprirsi completamente a un nuovo modo di vivere”. La danza del tango infatti ha portato in città non solo un’inedita evasione nelle grigie e fredde giornate invernali, ma anche una nuova maniera di socializzare con gli altri, più caliente e informale, tipica dei popoli latini. Il segreto del tango, inoltre, consiste nell’abbraccio: solo ascoltando il corpo dell’altro si può ballare in armonia. Questa danza dunque insegna non solo a cercare e mantenere il proprio equilibrio, ma a mettere da parte ogni individualismo per camminare in sintonia con il proprio partner. In pista il gioco si ripete all’infinito perché ogni volta che si cambia ballerino o ballerina va cercato un nuovo equilibrio e un nuova modalità di scambio. Anche i concerti delle tre orchestre di tango nate nel Paese, “Tangueros del Norte”, “Tango for 3” e “Electrocutango band”, sono sempre affollatissimi e ascoltati con grande partecipazione ed enfasi, e non manca mai la tentazione di un ballo improvvisato.
Stavanger, Argentina – Se gli argentini non hanno portato il tango a Stavanger, il tango ha portato gli argentini. Per molti di loro, dopo la crisi economico-finanziaria del 2001, il ballo infatti è diventato un business, sia per gli insegnanti rimasti in patria inseritisi nei circuiti turistici, sia per quelli che hanno scelto di lavorare all’estero. Gustavo Funes fa parte di una terza categoria: trascorre metà anno nella sua terra, nello specifico a Mar del Plata, e l’altra metà in mezzo mondo, tra cui Stavanger. “Non esiste alcuna differenza tra ballerini di tango di diverse nazioni. Tutti possono ballare ad altissimi livelli, basta cercare la sintonia con il partner e seguire la musica, che spesso è eseguita dal vivo” spiega Gustavo. Nonostante il boom economico e l’apertura al mondo globale, richiamata anche dallo slogan “Oper Port” (porto aperto), diffuso nel 2008 quando Stavanger è stata capitale della cultura europa, la città non ostenta la sua ricchezza e continua a mantenere un profilo modesto che ricorda più un villaggio di pescatori che una moderna metropoli; forse perché, come insegnano i poeti del tango, ogni felicità è per definizione effimera, beffarda, passeggera. Anche un turista stenta a trovare attrattive particolari da visitare, a eccezione del Museo del petrolio, che è unico al mondo. Non stupisce quindi che per Gerardo Seri, uno degli argentini trasferitisi qui con la famiglia per lavorare nel campo petrolifero, e non nel mondo del tango, Stavanger non sia molto diversa dalla sua città di provenienza, Bariloche, situata nella fredda Patagonia, vicino al confine con il Cile. Quando qualcuno gli chiede come è mutata la sua vita da quando vive in Norvegia, Gerardo risponde: “Stavanger è una Bariloche del primo mondo. Non c’è stato un cambiamento profondo per me trasferendomi qui”. Certo, a volte il suo individualismo latino si scontra ancora con la forte cultura socialista norvegese ma, un passo dopo l’altro, si abituerà...