Crispia salvia

di Esther Celiberti

Non sono la pianta aromatica la cui foglia è una sorta di lingua verdastra né i miei capelli sono ondulati.

Vi parlo e alle mie spalle ho il Mediterraneo di Lilibeo nel quale, non vista, nuoto a lungo sebbene sia proibito, chissà perché. Un’alta muraglia ad opus africanum protegge le mie bracciate dagli sguardi obliqui e sfrontati dei servi, costretti a tenere la testa bassa, e dei clientes di Demetrio, mio sposo, l’uomo che non visto poggia la fronte al bastione del fossato punico, costruito da quelli che c’erano prima.

Ignoro quali siano le terre oltre il mare. E forse è meglio così. Non so chi viva in quei luoghi. 

“Massa afrorum“ dicono.

Amo questa indeterminatezza, questa sospensione di certezze. Le onde sfumano, ricompongono i cocci delle anfore disperse a riva.

Dalla parete della stanza mi guardano pavoni, melagrane, amorini. Sull’altro muro i danzatori tracciano passi vivaci. Statuette di creta e maschere di teatro popolano questi spazi, sono il mio corredo.

Come la vite di Pantelleria vivo qui da molti secoli, piantata nella terra.

Mi chiamo Crispia Salvia, questa casa è la mia tomba, non fatevi trarre in inganno.


Leggi altri articoli di Esther Celiberti:

  • Requar
    Requar
    Esther Celiberti
    04-04-2025

    Proprio lì non pensava sarebbe finita, mai e poi mai. Che sarebbe finita con la vita di prima, quella di città, con la famiglia, l’amore pur se quello aveva séguito…

  • Adelasia del Vasto non più regina
    Adelasia del Vasto non più regina
    Esther Celiberti
    26-08-2025

    Sono andata via, ho dovuto quasi darmi alla fuga. Ripudiata da Baldovino, non sono più regina di Gerusalemme. Con la mia dote egli ha pagato i debiti per l’ingaggio dei mercenari…