Adelasia del Vasto non più regina

di Esther Celiberti

Sono andata via, ho dovuto quasi darmi alla fuga.

Ripudiata da Baldovino, non sono più regina di Gerusalemme. Con la mia dote egli ha pagato i debiti per l’ingaggio dei mercenari. Non potendo io trasmettere il regno di Terra Santa al figlio di primo letto, si tramanda che il re delle Fiandre abbia ricevuto dal legato pontificio il consenso all’ annullamento delle nozze.

Comunque sia, la croce era in pericolo. Partita da Giaffa, Marsala mi ha accolto. Chi altri se non il porto di Allah? Strano finire tra le braccia di chi mi aveva scacciato.

Ho immaginato di avere mitra e pastorale, fondato tanti monasteri carmelitani qui, a Trapani, Palermo, Messina. Sono divenuta una badessa, il vuoto e l’inoperosità non mi si addicono.

La mia origine è piemontese, provengo dal Monferrato; sposai in prime nozze il gran conte di Sicilia, avevo 15 anni. Dopo la sua morte divenni reggente, mio figlio è Ruggero II, primo re dell’isola.

Ho vergato con scrittura carolina il documento più antico di tutta Europa: il mandato di Adelasia, scritto in greco e in arabo. 

Franca di stirpe e di indole, nel nome che porto Adelasia, vi è il presagio del futuro, nel casato Del Vasto, l’ampio mio esistere.

Il fulgore arabo della Cappella Palatina mi sarà negato. Ma anche qui, nel monastero del Carmine, la luce è la stessa di Palermo e un inaspettato senso di pace mi coglie tra i chiaroscuri del chiostro.