Quel che si impara viaggiando - Tereglio, Toscana


Testo di Claudio Visentin
Fonte: Azione

 

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Tereglio, Toscana. È un piccolo paese come tanti ne ha lasciati il medioevo italiano, disteso lungo una lunga e sottile striscia di roccia affacciata sui due versanti della montagna di Garfagnana. La vista si spinge lontano di valle in valle. Non ci sono monumenti straordinari: il paese comincia con una bella porta fortificata e si conclude con la chiesa al termine dell’unica strada. 

Per ragioni abbastanza casuali ci trascorro alcuni giorni d’estate in fuga dal caldo della pianura, alloggiando in una vecchia casa. I bambini giocano per strada, l’unico bar con pochi vecchietti e minimi consumi è la negazione di ogni legge economica, ma il proprietario non ha cuore di chiuderlo. Non ho aspettative particolari se non di trascorrere qualche giorno di quiete, d’altronde cosa potrebbe mai accadere qui? 

Invece un giorno percorro a piedi il sentiero che esce dal paese tra cataste di legna e vecchi attrezzi abbandonati e giungo alle soglie del bosco. Tra gli alberi si apre una piccola radura con alcune arnie color pastello. La luce del sole meridiano discende verticale su di esse. 

Nella calura del mezzogiorno il tempo si arresta. Le api entrano ed escono dalle arnie a centinaia, scendendo e poi risalendo veloci lungo la colonna di luce. È una danza operosa, incantevole, luminosa, l’immagine di un possibile paradiso di anime danzanti che apre il cuore alla speranza. Resto a guardare a lungo, è un piacere estetico colmo di significato, che non richiede spiegazioni. 

Lezione n.3 – In viaggio l’illuminazione è sempre dietro l’angolo, spesso dove meno te l’aspetti. Per questo sopportiamo giornate di pioggia, gomme bucate e tutti gli altri piccoli inconvenienti del vivere.