Passau, Baviera. Al termine della messa domenicale le ultime note del gigantesco organo della cattedrale si spengono in un’eco interminabile. Inforco la bicicletta e comincio a percorre la perfetta pista ciclabile lungo il Danubio che in una settimana mi porterà fino a Vienna. Tutto è in ordine e la bellezza che mi circonda spinge ad andare avanti di buon passo nonostante la modesta forma fisica.
Ma dopo pochi chilometri buco la gomma posteriore. La bomboletta d’emergenza a schiuma mantiene la gomma gonfia solo per pochi minuti e purtroppo non ho portato con me una camera d’aria di riserva. Imperdonabile: è un oggetto del valore di pochi euro, che ora però mi manca disperatamente. Spingo la bicicletta carica del mio zaino per chilometri, ma è domenica e tutti i riparatori, pur frequenti lungo la strada, sono chiusi; non riapriranno fino a martedì. Nell’intento di trovarne uno finisco in un piccolo paesino sulla riva opposta del fiume, che di domenica è l’emblema della desolazione per quanto è deserto. Cerco la casa del meccanico, ma è lontanissima in cima alla collina, irraggiungibile con una bici sgonfia. Anche nelle stazioni di servizio una camera d’aria della giusta misura sembra essere il più esotico dei beni.
Alla fine aspetto per oltre un’ora un autobus, carico la bicicletta e torno mestamente a Passau. Prima di poter ripartire con la bicicletta riparata accumulo oltre un giorno di ritardo che manda all’aria tutta la mia programmazione del viaggio.
Lezione n.2 – In viaggio non è mai chiaro cosa è essenziale e cosa invece è un dettaglio. Lontano da casa, in un altro orizzonte di riferimento, piccole cause possono aver enormi effetti.