Quel che si impara viaggiando - Matera, Basilicata

Testo e foto di Claudio Visentin
Fonte: Azione

Lezioni di viaggio. Quel che si impara per le strade del mondo - Matera, Basilicata

Matera, Basilicata. Nel sole infinito del tardo pomeriggio di giugno, che sembra non finire mai, mi spingo nell’interno dalle parti del paese di Ferrandina, alla ricerca di alcuni pastori con i quali vorrei condividere l’esperienza della transumanza, accompagnando agli alpeggi le mucche podoliche caratteristiche di questa regione.

Mi perdo per strade polverose e insensate fino a quando, nascosto dietro la curva, trovo il casolare degli allevatori: qualche carcassa d’auto, edifici costruiti a più riprese e senza troppi abbellimenti, non c’è posto per l’idillio rurale. Ma poche parole e il nome di un amico comune bastano a sciogliere la diffidenza e a far scorrere una corrente di simpatia. Prendiamo accordi per la partenza qualche giorno dopo e, prima del congedo, regalo un paio di bottiglie di vino che ho portato con me. Se ne stappa una per un brindisi di congedo, il vino piace e ricevo subito in cambio due forme di caciocavallo.

La sera a Matera ceno in una taverna gestita da giovani del luogo, alternativi e divertenti. Non ci sono molti clienti e anche qui, complice un conoscente, si finisce per mangiare allo stesso tavolo dei gestori. Alla fine del pasto, come si usa da noi al nord, tiro fuori il caciocavallo, anche solo perché non saprei come portarmelo dietro per il resto del viaggio. Si divide fraternamente e in pochi attimi non resta nulla. Poi però m’impediscono con energia di saldare il conto, dal momento che ho contribuito alla cena.

Vado a dormire stanco pensando che ho riavuto con gli interessi il mio minimo investimento iniziale: ho bevuto, mangiato e soprattutto passato ore allegre in amicizia. Ho come la sensazione che questi minimi episodi lascino intravedere un’altra possibile logica economica, più umana e generosa. Ma è tardi e non ho più la lucidità per pensieri così impegnativi.

Lezione n.4 – Il viaggio è un tempo di stranieri, da ingraziarsi con doni. E la logica del dono può rivelarsi assai più conveniente di quella del calcolo e del profitto.

 

 


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