Quel che si impara viaggiando - Sidney, Australia


Testo di Claudio Visentin
Fonte: Azione

 

Reportage successiva

Sidney, Australia. Sono qui per un convegno di storici. Nel primo pomeriggio libero mi spingo con la metropolitana attraverso periferie disordinate. Vado verso Botany Bay, il leggendario luogo del primo contatto tra i bianchi e l’Australia. Qui il 29 aprile 1770 attraccò la nave di James Cook, l’”Endevour”, lacerando il diaframma che da millenni teneva separata l’Australia dal resto del mondo e avviando il processo che avrebbe trasformato un intero continente in una gigantesca colonia penale. 

Ancora oggi la baia è ricca di quella vegetazione che gli guadagnò il suo nome; infatti l’area è un parco naturale, anche se il vicino aeroporto e uno scalo per petroliere hanno imposto un pedaggio all’integrità ambientale. Ma ancora si vedono le balene passare al largo.

Cerco di avanzare verso il luogo esatto dell’approdo, Kurnell, uno scoglio a pochi metri da riva. Il tempo però peggiora di minuto in minuto: nuvole, pioggia, vento, tempesta. Una folata particolarmente violenta mi strappa l’ombrello e lo porta lontano. In pochi attimi l’acqua trova la via sotto i vestiti e m’inzuppa completamente. Sono a poche decine di metri dalla meta sognata sin da quando ero dall’altra parte del mondo, ma con tutta la buona volontà non riesco a raggiungerla. Il vento mi spinge indietro rovesciando sulla spiaggia alti cavalloni. Alla fine mi arrendo sconsolato e cerco rifugio nel centro visitatori del Parco.

La ranger bionda con coda di cavallo mi avvolge in una coperta e mi prepara una tazza di tè bollente. Parliamo del più e del meno in un inglese stentato (il mio) e quella che avrebbe dovuto essere una gloriosa ed emblematica impresa si trasforma in una conversazione piacevole e leggera, all’ora del tè.

Lezione n.1 – In viaggio non puoi avere tutto sotto controllo e non tutto dipende da te. Accetta serenamente il fallimento e l’apertura a diverse possibilità che questo sempre porta con sé.