03. Dipanare l'arcobaleno

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Scatoline d'acquerello in metallo che stanno in tasca, che si aprono ad anta come tavolozze, con bottiglietta per l'acqua incorporata, il coperchio che diventa bicchierino...  Oggetti che sono il punto di arrivo di una tecnologia sofisticatissima seppure arcaica. In effetti poche modifiche saranno state apportate nel XX secolo dalla premiata ditta inglese Winsor & Newton al modello che Ruskin aveva con sè a Firenze o Turner a Venezia...

Dentro quei godet, le vaschettine da sei o dodici colori, tutte le infinite sfumature delle albe e dei tramonti della terra.  Ogni pittore ha i suoi colori: Hokney usava le matite colorate, che preferiva all'acquerello, perchè più dirette; altri si portano tubetti e penne giapponesi caricate a inchiostro; vidi in India un signore inglese, pittore itinerante, che usava colori a olio.

Per quanto mi riguarda l'acquerello ha scelto me. Mi è venuto incontro con quella scatola di Lukas di mio padre, un vero passaggio di testimone, per il mio settimo compleanno.
Ma al di là delle tecniche, quello che conta è il COLORE.

Chè è inafferrabile. Si può dividere la materia rossa o gialla, ma il rosso o il giallo sono indivisibili. Sono qualità pura, vibrazioni dell'unica luce bianca rifratta dal prisma della molteplicità.

Vedere un colore e poi sceglierlo in una palette e ricrearlo sulla carta con pennello, acqua e pigmento è un atto infinitamente complesso che postula non solo una meravigliosa esperienza percettiva ma anche un sistema linguistico e culturale, una dimensione psicologica, una sintonia estetica con la realtà. Quando apro la scatoletta dei miei acquerelli e comincio a dipingere sto cercando, come disse il poeta John Keats, di "dipanare l'arcobaleno".

P.S. L’attrezzatura di base per il Carnet di viaggio prevede: 

  • una scatola di acquerelli di buona marca, da 12 colori
  • pennelli di martora n°1, n°3, n°6
  • un tubetto di tempera bianca
  • matite, gomma, forbici, colla

Stefano Faravelli