Mazara, Sicilia. Durante uno dei miei numerosi soggiorni mediterranei, complice un garbato erudito locale, mi addentro per vie traverse. Lasciata l’auto al bordo della strada in un luogo anonimo, attraversiamo un campo e d’improvviso mi ritrovo nelle Cave di Cusa, un mondo di pietra da dove furono ricavati i materiali per costruire i templi di Selinunte.
Le colonne venivano scolpite in loco e venivano poi trascinate per tredici chilometri sino alla spianata dei templi in riva al mare. Nel 409 a.C. l’improvviso arrivo dell’esercito cartaginese mise in fuga cavatori, scalpellini e operai.
Si possono ancora seguire tutte le fasi della lavorazione: alcuni blocchi squadrati, capitelli e colonne non finite giacciono abbandonati al suolo, come se gli operai si fossero allontanati per il pranzo e potessero tornare da un momento all’altro. Qualche raro albero dà riparo dal sole meridiano che inonda di luce tutta la zona.
Come spesso mi accade nei luoghi di più intensa suggestione, sono solo. Il passato parla con voce forte ed eloquente, la presenza degli uomini che prima di noi si sono affaticati su questo stesso suolo è tangibile, l’armonia della natura e dell’arte tiene assieme ogni cosa. Il viaggio continua.
Lezione n.6 – In viaggio la bellezza inattesa è nascosta nelle pieghe del territorio. Per questo sopportiamo valigie perdute, infortuni e altre varie afflizioni.