Aperti per Voi, Aperti per Noi.
di Daniela Minerdi
«Quando ero disperata e ho avuto bisogno di supporto per mia mamma e mio figlio, i volontari della Croce Rossa mi sono stati di grande aiuto, ora mi sento in dovere di restituire tutto il bene che ho ricevuto. Ho scelto di farlo diventando volontaria della cultura aderendo al progetto «Aperti per Voi del Touring Club Italiano”. Milena è una bella signora ultrasettantenne snella ed elegante, occhi vispi ed intelligenti, «ho lavorato per 30 anni all’aeroporto di Linate e mi porto dietro la voglia di parlare, di stabilire un contatto con le persone».
Il Touring Club è una fondazione senza scopo di lucro che si prende cura dell’Italia come bene comune promuovendo il turismo e la cultura del viaggio nel nostro paese. È nata nel 1894 a Milano da un gruppo di ciclisti che propose la creazione delle prime piste ciclabili, installò cassette di riparazione e pronto soccorso lungo le strade e contribuì all'abbellimento delle stazioni ferroviarie. Con l’iniziativa «Aperti per Voi, 88 luoghi tra musei, chiese, palazzi storici solitamente chiusi al pubblico o visitabili con orari limitati sono resi accessibili in modo continuativo in 33 città italiane grazie alla disponibilità di 1600 volontari che hanno accolto fino ad ora 24 milioni di visitatori.
Milena oggi con Giovanni e Marina presta servizio dalle 9 alle 13 presso il Tempio di San Sebastiano, nella centralissima via Torino, ad un passo dal Duomo e dal quadrilatero della moda. Anche loro pensionati ed accumunati da una grande passione per l’arte e per l’essere umano, unita alla volontà di mettersi al servizio del prossimo. Marina non vuole sostituirsi alle guide professioniste con le quali ogni tanto ha avuto qualche incomprensione, dà il benvenuto, risponde a chi fa domande (e non solo sui quadri), regala un tocco di umanità. Con il tempo i volontari hanno imparato a riconoscere per come varcano la soglia, se la vistosa turista russa che ha superato la settantina vuole guardarsi attorno senza essere disturbata, oppure se possono avvicinarsi con discrezione al panettiere milanese che in pausa pranzo accende una candela, ed instaurare uno scambio. Hanno gli occhi che sorridono, sono cordiali, affabili, un fiume in piena di conoscenza (che a volte contengono a fatica) con il solo desiderio di condividerla, un entusiasmo che permea senza fatica ed avvolge come una nebbiolina luccicante chi li ascolta con insolita attenzione e curiosità.
Giovanni spiega che San Sebastiano è un tempio civico che fu a lungo conteso tra lo Stato di Milano e la Chiesa,realizzato nel 1576 come voto dei milanesi per celebrare la fine dell’epidemia di peste che colpì duramente la città. Fa notare che l’edificio è perfettamente cilindrico e che richiama la struttura del Pantheon. All’interno della chiesa sono presenti intonaci, dipinti, decorazioni in foglia d’oro, vetrate. Le vele della volta a cupola ospitano affreschi ottocenteschi. L’ambiente non è luminoso, i visitatori entrano alla spicciolata, qualcuno fissa i ricordi in fretta con il cellulare, altri arneggiano con pesanti macchine fotografiche professionali e cercano a lungo il tempo di esposizione congeniale. C’è chi fa il segno della croce, chi prega assorto con le mani giunte ed inginocchiato, chi lascia un’offerta ed esce veloce. Un ragazzino tedesco, caschetto biondo platino, pantaloncini corti, cappellino blu entra ed esce dal confessionale mentre i genitori distratti chiamano casa. In molti si rivolgono ai volontari, alcuni lo fanno timidamente, quasi con il timore di disturbare.
Marina lavorava all’accettazione in un centro medico, «Per caso ho partecipato all’iniziativa il «Touring sotto le stelle» grazie alla quale ho ammirato la volta del Tiepolo a palazzo Clerici e mi è scattato qualcosa dentro che mi ha fatto decidere di fare la volontaria». Il Touring organizza un corso di formazione di base di quattro incontri, i volontari poi continuano ad approfondire le tematiche affrontate in modo autonomo. «Ogni giorno fornisco informazioni ai turisti e loro insegnano qualcosa a me. Questo scambio è meraviglioso, con alcuni ho instaurato un bel rapporto di amicizia. Mi piace condividere aneddoti curiosi che ci raccontiamo tra di noi e che aggiungono una pennellata di colore: sai perché Corbetta si chiama così?».
Roberto è milanese doc della Milano bene di altri tempi, 79 anni, scarpe da ginnastica e jeans non troppo attillati, esibisce con malcelato orgoglio un pass con la scritta volontario Touring Club Italiano-Aperti per Voi. Per quattro ore al giorno e due giorni al mese, dà un gioviale e colto benvenuto ai visitatori della chiesa di San Maurizio al Monastero, la cappella Sistina di Milano come la definì Vittorio Sgarbi, bella da rimanere a bocca aperta e senza fiato, con un punteggio di 4.9 su 5 su Tripadvisor. La facciata esterna che dà su corso Magenta è piuttosto anonima e nulla lascia presagire il tesoro che si rivela una volta varcata la sua porta d’accesso, magari per cercare riparo dalla calura estiva o per pura casualità. L’interno è molto luminoso, colori vivi ovunque, sulla volta, absidi, colonne, transetti, eccetto dove il Nirone che scorre sotto la chiesa ha fatto scrostare i muri. Non si respira la classica atmosfera intima e raccolta di un luogo di culto, ma un vivace via vai fatto di scolaresche in visita con l’insegnante, presumibilmente di storia dell’arte, che spesso alza il tono della voce per richiamare per l’ennesima volta l’attenzione di adolescenti annoiati verso la Crocefissione di Bernardino Luini, pittore leonardesco, «Che non è il caso che vi spieghi che cosa rappresenta, ne abbiamo parlato in classe per più di un mese». Oggi il monastero è completamente visitabile e presenta affreschi, dipinti, stucchi alle pareti e sul soffitto dellabottega di Luini, Boltraffio che fu allievo di Leonardo e di Simone Peterzano, maestro di Caravaggio. Sono ritratte storie di santi, parabole, episodi della vita di Cristo e biblici in una mirabile espressione della pittura rinascimentale lombarda.
Roberto in questo ambiente si muove con incredibile disinvoltura e grande competenza, «Sono appassionato d’arte fin da ragazzo, papà faceva il macellaio e mamma era casalinga, hanno fatto il possibile perché mi laureassi in economia e commercio. Ho lavorato alla Banca Popolare di Milano per 30 anni ma ho continuato a coltivare il mio primo amore che mi ha fatto decidere una volta in pensione, di diventare un volontario del Touring Club». Roberto è particolarmente affezionato a questa chiesa perché si era occupato di gestirne personalmente il finanziamento del restauro quando era un bancario. «Ho una figlia restauratrice (alla quale forse ho trasmesso la mia passione) e tre nipoti adolescenti che quando erano piccoli, dopo la scuola invece che al parco a giocare li portavo a vedere le meraviglie di questo tempio».
I turisti stranieri sono più prepararti di quelli italiani, vengono che hanno studiato bene quello che vogliono vedere. «Uno di loro, uno svizzero di Lugano, tempo fa scattò cento fotografie della volta, un anno dopo tornò solo per regalarci una tela sulla quale erano state stampate. È anche per questo che faccio il volontario, per il rapporto umano che si instaura con le persone durante le visite. Con alcuni ci scambiamo il numero di cellulare o l’indirizzo e-mail, ci facciamo gli auguri a Natale, rimaniamo in contatto. In molti ci raccontano della vita nel loro paese, gli ucraini spesso ci parlano della guerra».
Quando non sanno qualcosa i volontari si confrontiamo sul loro gruppo di whatsapp: «Siamo riusciti a trovare in rete un libro pubblicato nel 1919 dove è descritto il cibo che le suore di clausura mangiavano a pranzo e a cena. Ce lo aveva chiesto una coppia danese. Lo sai perché ci sono tre cani nella scena del Giudizio Universale e perché le canne dell’organo hanno due colori diversi?».
Il file rouge che lega Giovanni, Roberto, Milena e Marina sono gli occhi che sorridono ancora prima della bocca, l’entusiasmo genuino che ti contagia anche se di affreschi del ‘500 non capisci nulla, non ti interessano e in quella chiesa sei entrato solo per sbaglio o perché eri accaldato e stanco di camminare. E poi stordisce la grandissima competenza e preparazione nel fare osservare un dettaglio che sarebbe inevitabilmente sfuggito ad un occhio svogliato o inesperto, nel rispondere a domande che non avresti mai posto.
Entri da turista in una chiesa e ne esci con il numero di telefono scritto su un foglio a quadretti di un amico nuovo ed inatteso. Chissà se gli ideatori del progetto «Aperti per Voi» avevano previsto anche questo.