Mappa di
Comunità di
CollinaPo

Una mappa della
biodiversità naturale e culturale
della Riserva di Biosfera
MaB UNESCO CollinaPo.
I racconti, le curiosità e
le trasformazioni dei
luoghi attorno a un
grande fiume e alla
collina torinese.

Regione Piemonte
Torino Smart City Area Protetta Po e Collina Torinese
Collina PO Riserva MAaB UNESCO

con

Politecnico di Torino Università degli Studi di Torino Enit Scuola del Viaggio

presentano

Storie di fiume

e

Il grande fiume

realizzato da

Dedalo Epoché Fosphoro

grazie a

Le città visibili Associazioni Italiana Turismo Responsabile Space Hotels

con la collaborazione di:

Istituto compresivo Brusasco Scuole Salesiane Lombriasco - Torino Giovani in rete

PARCO DEL PO E DELLA COLLINA TORINESE - Programma C.E.R.PO.CO. - Azioni per la biodiversità naturale ed agraria nel Corridoio ecologico rurale del Po e della Collina torinese, Reg. (CE) 1698/05 – PSR 2007-2013 della Regione Piemonte - MISURA 323 “Tutela e riqualificazione del patrimonio rurale” Azione 1 “Interventi di tutela e sensibilizzazione ambientale” - tipologia b)” Azione 3.1 Implementazione di una mappa di comunità della biodiversità locale attraverso unpercorso di identificazione e conoscenza del territorio

 

   

Canottieri amici

Fiume Po (Torino)

Storie di fiume
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I canottieri della Padus si riposano dagli amici dell'Esperia.

 

Dino e Monica (i guardiaparco) sono venuti a parlarci del loro mestiere

Parco del PO e della Collina Torinese

Storie di fiume
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Dino e Monica, essendo venuti nelle nostre scuole, ci hanno spiegato le regole del parco del Baraccone.
Selene, scuola elementare di Lauriano, dell'Istituto comprensivo di Brusasco.

 

Gli zoccoli

Piobesi Torinese (TO)

Storie di fiume
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   Gli zoccoli 

La società zoccolai di Piobesi nasce nel 1876, quando alcune famiglie piobesine, che si dedicavano alla fabbricazione di ceppi per gli zoccoli, decidono di riunirsi.
Fin da allora questa società va avanti, anche se subito dopo la 1°guerra mondiale la produzione si fermò per mancanza di legname andato distrutto durante i bombar-damenti. Tutt’ora questo mestiere, praticato solo da uomini, è poco diffuso ma ancora presente e viene praticato come hobby.
In questa società c’è un presidente che coordina i “movimenti” degli zoccolai, cioè programma le uscite per far conoscere questo antico mestiere.
Il legno più utilizzato, per la produzione degli zoccoli, è quello di salice perché è più leggero e non si “sfilaccia”. Gli attrezzi utilizzati sono sempre gli stessi fin dalle origini perché sono i migliori:

La produzione di uno zoccolo richiede 2-3 ore e si compone di varie fasi.
Si comincia col disegnare sul ceppo di legno la forma, e ovviamente la misura, del piede che poi viene sgrossata con la lama.
Successivamente, con la sgorbia, viene incavato il buco dove poi si inserirà il piede; lo zoccolo quindi viene levigato con della carta-vetro per renderlo liscio.
Dopo la parte di legno si prepara il cuoio: si disegna la forma sulla tomaia (il cuoio) e viene tagliato, poi si colora e si “modella” con il piega cuoio. Su quelli da esposizione viene impresso lo stemma della società.
Infine la tomaia viene fissata allo zoccolo con dei chiodini, infilati verso il basso per non farli uscire dove si inserisce il piede.

Questi sono i passaggi necessari per la preparazione di uno zoccolo partendo da un semplice ceppo di legno.
Questi zoccoli artigianali hanno un costo che varia a seconda del tipo:

quelli tradizionali, costano all’incirca 25 euro,
mentre quelli particolari (a scarponcino) circa 50 euro.

Questi prezzi sembrano alti ma gli artigiani non ci guadagnano perché tutto il ricavato serve per acquistare il cuoio, che costa molto.
Oggi la produzione e il consumo di zoccoli è diminuita rispetto al passato per l’avvento di calzature più comode.

 

 

I barcaioli e la storia di Carlin Longo

Fiume Po (Torino)

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L'anno d'oro per le barche sul Po fu il 1911, in concomitanza con l'allestimento della "Grande esposizione". Da poco si era conclusa l'impresa di Carlin Longo, più conosciuto come El capitain, che con la sua "battellina" era riuscito a navigare sul Po da Torino a Venezia. Carlin possedeva un imbarcadero molto frequentato, soprattutto d'estate. Ma non era il solo: il Po era solcato da veri e propri "sciami" di pagaje e veneziane cori tòte e giovnòt a bordo che potevano contare su un'ampia scelta di imbarcaderi sorti lungo il corso del fiume.
Il lavoro dei barcaioli si svolgeva da giugno a ottobre e, ogni settimana, transitavano su quelle piccole imbarcazioni circa quattromila clienti.
Quelli come Carlin vivevano a bordo delle veneziane, ma anche dentro casupole che erano situate in riva al fiume. E, fatto curioso, oltre che con il loro lavoro erano spesso impegnati in salvataggi di vite umane, di chi, accidentalmente o consapevolmente, finiva nelle acque del Po. A questo proposito si narra il famoso episodio del carro del Sangone: un carro trainato da due buoi, a causa del cedimento di una passerella, precipitò nel Sangone. Carlin, grazie al suo intervento tempestivo, riuscì a salvare sia il conducente, sia i due animali da traino. Per questo gesto generoso fu ricompensato con 20 lire e, per avere messo in salvo anche i buoi, gli furono donate 100 lire dalla Società Protettrice Animali.

 

I due Po che crearono l'isola, di Marco Volpatto

Fiume Po (Torino)

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I ragazzi della classe sul ponte delle streghe

Parco del PO e della Collina Torinese

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I ragazzi della classe sul ponte delle streghe.
È una località particolarmente isolata, lungo il sentiero che porta da Sivrasco a Longagnano.
Il luogo è legato alle varie storie di streghe che in passato si raccontavano nelle borgate.
Scuole elementari di Verrua Savoia dell'Istituto comprensivo di Brusasco.

 

Il paese addormentato

Lombriasco (TO)

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Il tiro dei tiri di Aldo il campione, di Marco Volpatto

Fiume Po (Torino)

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Imbarchino ON AIR (On line)

Fiume Po (Torino)

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Italia '61. La monorotaia Alweg

Fiume Po (Torino)

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L'ultimo Caronte

Fiume Po (Torino)

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La “Cartiera” fatta di Pioppi

Verrua Savoia (TO)

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La memoria di Lauriano

Lauriano (TO)

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La vita nei Mezzi

Mezzi Po (Torino)

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Il metalmezzadro e la contalinga. Remo e Loredana Volpatto vivono a Mezzi Po, anzi, nei Mezzi, come si dice qui. Lui ha sempre lavorato in fabbrica durante il giorno e si è dedicato ai campi la sera e nei week end. Lei si è divisa fra la cura dei figli e quella della terra ai bordi del Po. Lo conosce bene il Po, fin da quando, nel '51 fu costretta a fare fagotto per fuggire dalla piena del Polesine. Fuggì viva, e per questo ringrazia. Oggi racconta di come il fiume vada capito e ascoltato: «Noi sappiamo che oggi questi campi li puoi coltivare, domani chissà. Tu lo puoi chiudere a monte, ma prima o poi lui si vendica: l'acqua trova sempre il suo passaggio. Questo è il Po».

 

 

Lavorazione della Canapa

Carmagnola (Torino)

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Le persone che hanno trascorso la loro infanzia in questi territori, vicino al fiume, hanno tante storie da raccontare

Parco del PO e della Collina Torinese

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Nietzsche Fabrik

Fiume Po (Torino)

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L’arte fatta a mano


Arrivi e l'aria è quella di un normale agglomerato di officine, laboratori artigianali e chissacosa. Roba di lavoro, comunque. Se non fosse per un pannello con i nomi delle aziende, subito all'entrata, un po' troppo sofisticato, rispetto alla sua funzione: quella di indicare che lì ci sono una falegnameria, un fabbro, forse cose di impianti elettrici, uno studio di design, almeno così sembra. Un mini-distretto artigianale in via Nietzsche, fra i campi al bordo del Po, zona cimitero, ponte di Sassi.



Puoi parcheggiare appena dentro. Scendi e ti scappa l'occhio sulla sinistra, dove dietro un monte di materiale indistinguibile scorgi una struttura di legno e metallo, cui sono attaccati dei faretti da palco. Strano. Già che hai gli occhi in alto, li fai scorrere sull'orizzonte e incroci la silhouette di Superga, lassù, sempre perfetta da qualsiasi angolatura la guardi. Sembra posata sopra i tetti bassi delle officine. Continui il tuo giro di orizzonte e proprio sopra uno di quei tetti vedi parcheggiata una vecchia Cinquecento. Accanto poi, ma ora hai già capito che la cosa non quadra, c'è un enorme pesce, cioè la lisca di un pesce, in metallo. Appesa lì. E poi una capanna di legno. E poi una roba che sembrano delle “tubular bells”.



 

Ok è chiaro: qui si fanno “cose”. Cose di arte, divertenti, a prima vista. Sbirci dentro una delle porte  che danno sui piccoli capannoni e c'è un fabbro, di quelli coi tatuaggi, gli orecchini e la barba un po' sfatta, che sta spennellando di colla (così sembra) il serbatoio di una motocicletta. La sua. Lì vicino una bici da corsa completamente smontata e una incomprensibile macchina fatta di tubi e canne ricurve. Lo capirai dopo che è una stufa ultra-artigianale e davvero geniale. E poi, per fortuna, un'incudine. Normale.

 


Insomma non puoi arrivare lì e non rompere subito le scatole a quello che lavora, per forza. Non si fa così, ma qui sei troppo curioso. Entri e lo mitragli di domande e a un certo punto ti aspetti che quel saldatore te lo piazzi in faccia e invece lui sorride, gentilissimo, e risponde a ogni domanda. Poi compare il socio. Idem.
E attaccano a parlare di Nietzsche Fabrik, questo complesso di artigiani di vari settori che, un po' per promuovere il loro lavoro, e un po' per passione (soprattutto) si sono messi insieme ed hanno deciso di diventare uno spazio per l'arte. Detto: fatto.
Massimo Gallo e Agostino Capurso, i due fabbri, parlano di performance di dj, visual-artist, pittori, musica elettronica, raccontano di letture pubbliche e di altri lavori sperimentali, con quella competenza e semplicità che solo chi davvero l'ha capita sa usare.
Chi ha capito che lo spazio per fare arte non è quello dei musei, ma quello dove ci si possa divertire.



E così la loro avventura è iniziata, nel 2008 con “Flex Your Lab”, quando hanno trasformato il gruppo di officine in uno spazio aperto per l'arte e la cultura. C'erano loro e c'erano molti altri amici artigiani che lavorano qui, nelle loro officine. Un sogno, che è durato qualche anno ed ora è finito.
Forse tutti i sogni finiscono, forse finiscono solo i soldi con cui si possono realizzare, forse finisce l'attenzione delle istituzioni che a volte si fanno distrarre da altro. O forse i sogni non finiscono mai, forse si addormentano anche loro e prima o poi si risveglieranno. E quando i sogni si svegliano, l'arte ricomincia a vivere, anche fra i muri di un'officina. Waiting for Nietzsche.

 

Nuota con me nelle acque di fiume

Fiume Po (Torino)

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Nuota con me nelle acque di fiume,
prendimi per mano
e lasciati andare.
La tua pelle respira
Assieme alla mia
La dolcezza dello zucchero
Con un pizzico di sale.
Son pronta,
Guardami,
Io accetto il tuo amore.
E’ assai difficile pensare
Come la gioia possa arrivare
Così, tutt’un tratto,
dopo anni di carenza.
Come l’inerzia
Sia sovrana
del tuo cuore
ormai privato
del brivido di un’emozione.

Nuota con me nelle acque di fiume,
ti insegnerò a viaggiare,
senza sosta né timore.
Ti mostrerò il pendio,
così temibile e pericoloso,
dove spiegare le tue piccole ali,
e volare.

Viviana Vicario

 

Paolo e il S.U.P.

Fiume Po (Torino)

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Ponte Isabella - ANMI - Un sommergibile sul Po

Ponte Isabella (Torino)

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Ponte Isabella - il Museo ANMI

Fiume Po (Torino)

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Ponte Isabella - Marinai sul Po

Ponte Isabella (Torino)

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Re per un giorno

Fiume Po (Torino)

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Rita è una guida naturalistica

Parco del PO e della Collina Torinese

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Rita è una guida naturalistica. Ci spiega che ogni cosa che incontriamo durante la passeggiata riguarda la biodiversità.
Scuola elementare di Lauriano, dell'Istituto comprensivo di Brusasco.

 

Saturnio, chi era costui?

Fiume Po (Torino)

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Sentire il Po.

Fiume Po (Torino)

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Silvana Peinetti - Esploratrice del fiume

Fiume Po (Torino)

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Storie di lavandaie tra Po e Dora

Fiume Po (Torino)

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Prima che le lavandaie “approdassero” lungo la Dora e lungo il Po, queste erano solite lavare i panni in un fosso di via Bardonecchia che, secondo i cornisti dell'epoca “offriva uno spettacolo non decoroso per una grande città”. Poi un'ordinanza comunale le fece spostare lungo i fiumi torinesi. Ma, di nuovo, un'ordinanza del 1935 vietò loro di lavare e stendere i panni sul Po nel tratto cittadino, così esse si spostarono a San Mauro. Dove rimasero. Arrivavano per lo più dalle campagne, il lunedì mattina, sedute su carri trainati da muli e cavalli. E i carri erano anche il luogo in cui le lavandaie consumavano i loro pasti a base di formaggio, di salame e di vino, sprofondate nei sacchi ricolmi di biancheria e di indumenti.

 

Traghetto del Po

Madonna del Pilone (Torino)

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«Il traghetto del Po alla Madonna del Pilone era esercitato da due fratelli ed uno di loro si chiamava Carlo.
Felice afferma che tra il Po e la Dora proprio 'mbocadura c'erano piccole zone di sabbie mobili.
Ricorda ancora che proprio alla confluenza tra il Po e la Dora per un certo tempo ci fu il Ciabòt del Dazio».

[Tratto da: 'L Borgh dël fum. Storie e memoria di Vanchiglietta. Graphot Editrice, Torino 2000].

 

 

Voglione, traghettatore gassinese

Fiume Po (Torino)

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Gassino, l'antico mestiere dei traghettatori. Ecco qui Voglione, famoso ancora oggi nei ricordi degli abitanti