Mappa di
Comunità di
CollinaPo

Una mappa della
biodiversità naturale e culturale
della Riserva di Biosfera
MaB UNESCO CollinaPo.
I racconti, le curiosità e
le trasformazioni dei
luoghi attorno a un
grande fiume e alla
collina torinese.

Regione Piemonte
Torino Smart City Area Protetta Po e Collina Torinese
Collina PO Riserva MAaB UNESCO

con

Politecnico di Torino Università degli Studi di Torino Enit Scuola del Viaggio

presentano

Storie di fiume

e

Il grande fiume

realizzato da

Dedalo Epoché Fosphoro

grazie a

Le città visibili Associazioni Italiana Turismo Responsabile Space Hotels

con la collaborazione di:

Istituto compresivo Brusasco Scuole Salesiane Lombriasco - Torino Giovani in rete

PARCO DEL PO E DELLA COLLINA TORINESE - Programma C.E.R.PO.CO. - Azioni per la biodiversità naturale ed agraria nel Corridoio ecologico rurale del Po e della Collina torinese, Reg. (CE) 1698/05 – PSR 2007-2013 della Regione Piemonte - MISURA 323 “Tutela e riqualificazione del patrimonio rurale” Azione 1 “Interventi di tutela e sensibilizzazione ambientale” - tipologia b)” Azione 3.1 Implementazione di una mappa di comunità della biodiversità locale attraverso unpercorso di identificazione e conoscenza del territorio

 

   

Nietzsche Fabrik

Fiume Po (Torino)

Storie di fiume Storie e mestieri
Video Twitter

 

Video Twitter

L’arte fatta a mano


Arrivi e l'aria è quella di un normale agglomerato di officine, laboratori artigianali e chissacosa. Roba di lavoro, comunque. Se non fosse per un pannello con i nomi delle aziende, subito all'entrata, un po' troppo sofisticato, rispetto alla sua funzione: quella di indicare che lì ci sono una falegnameria, un fabbro, forse cose di impianti elettrici, uno studio di design, almeno così sembra. Un mini-distretto artigianale in via Nietzsche, fra i campi al bordo del Po, zona cimitero, ponte di Sassi.



Puoi parcheggiare appena dentro. Scendi e ti scappa l'occhio sulla sinistra, dove dietro un monte di materiale indistinguibile scorgi una struttura di legno e metallo, cui sono attaccati dei faretti da palco. Strano. Già che hai gli occhi in alto, li fai scorrere sull'orizzonte e incroci la silhouette di Superga, lassù, sempre perfetta da qualsiasi angolatura la guardi. Sembra posata sopra i tetti bassi delle officine. Continui il tuo giro di orizzonte e proprio sopra uno di quei tetti vedi parcheggiata una vecchia Cinquecento. Accanto poi, ma ora hai già capito che la cosa non quadra, c'è un enorme pesce, cioè la lisca di un pesce, in metallo. Appesa lì. E poi una capanna di legno. E poi una roba che sembrano delle “tubular bells”.



 

Ok è chiaro: qui si fanno “cose”. Cose di arte, divertenti, a prima vista. Sbirci dentro una delle porte  che danno sui piccoli capannoni e c'è un fabbro, di quelli coi tatuaggi, gli orecchini e la barba un po' sfatta, che sta spennellando di colla (così sembra) il serbatoio di una motocicletta. La sua. Lì vicino una bici da corsa completamente smontata e una incomprensibile macchina fatta di tubi e canne ricurve. Lo capirai dopo che è una stufa ultra-artigianale e davvero geniale. E poi, per fortuna, un'incudine. Normale.

 


Insomma non puoi arrivare lì e non rompere subito le scatole a quello che lavora, per forza. Non si fa così, ma qui sei troppo curioso. Entri e lo mitragli di domande e a un certo punto ti aspetti che quel saldatore te lo piazzi in faccia e invece lui sorride, gentilissimo, e risponde a ogni domanda. Poi compare il socio. Idem.
E attaccano a parlare di Nietzsche Fabrik, questo complesso di artigiani di vari settori che, un po' per promuovere il loro lavoro, e un po' per passione (soprattutto) si sono messi insieme ed hanno deciso di diventare uno spazio per l'arte. Detto: fatto.
Massimo Gallo e Agostino Capurso, i due fabbri, parlano di performance di dj, visual-artist, pittori, musica elettronica, raccontano di letture pubbliche e di altri lavori sperimentali, con quella competenza e semplicità che solo chi davvero l'ha capita sa usare.
Chi ha capito che lo spazio per fare arte non è quello dei musei, ma quello dove ci si possa divertire.



E così la loro avventura è iniziata, nel 2008 con “Flex Your Lab”, quando hanno trasformato il gruppo di officine in uno spazio aperto per l'arte e la cultura. C'erano loro e c'erano molti altri amici artigiani che lavorano qui, nelle loro officine. Un sogno, che è durato qualche anno ed ora è finito.
Forse tutti i sogni finiscono, forse finiscono solo i soldi con cui si possono realizzare, forse finisce l'attenzione delle istituzioni che a volte si fanno distrarre da altro. O forse i sogni non finiscono mai, forse si addormentano anche loro e prima o poi si risveglieranno. E quando i sogni si svegliano, l'arte ricomincia a vivere, anche fra i muri di un'officina. Waiting for Nietzsche.