Mappa di
Comunità di
CollinaPo

Una mappa della
biodiversità naturale e culturale
della Riserva di Biosfera
MaB UNESCO CollinaPo.
I racconti, le curiosità e
le trasformazioni dei
luoghi attorno a un
grande fiume e alla
collina torinese.

Regione Piemonte
Torino Smart City Area Protetta Po e Collina Torinese
Collina PO Riserva MAaB UNESCO

con

Politecnico di Torino Università degli Studi di Torino Enit Scuola del Viaggio

presentano

Storie di fiume

e

Il grande fiume

realizzato da

Dedalo Epoché Fosphoro

grazie a

Le città visibili Associazioni Italiana Turismo Responsabile Space Hotels

con la collaborazione di:

Istituto compresivo Brusasco Scuole Salesiane Lombriasco - Torino Giovani in rete

PARCO DEL PO E DELLA COLLINA TORINESE - Programma C.E.R.PO.CO. - Azioni per la biodiversità naturale ed agraria nel Corridoio ecologico rurale del Po e della Collina torinese, Reg. (CE) 1698/05 – PSR 2007-2013 della Regione Piemonte - MISURA 323 “Tutela e riqualificazione del patrimonio rurale” Azione 1 “Interventi di tutela e sensibilizzazione ambientale” - tipologia b)” Azione 3.1 Implementazione di una mappa di comunità della biodiversità locale attraverso unpercorso di identificazione e conoscenza del territorio

 

   

Un Po per Tutti. Storie di vita lungo il Po

Fiume Po (Torino)

Storie di fiume Ieri e oggi
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1° puntata: Don Feraudo e Carlin Lümasa
Testimonianza raccolta il 11.12.2011 da Roberto Gandiglio, classe 1927

Don Cesco (Francesco) Feraudo (classe 1917), prete molto pragmatico e “diretto” fece il marinaio nella marina militare, dove, da buon musicista, suonava anche la tromba nella banda, e negli anni ’30 arrivò fino in Cina, si dice a Shanghai. Lì, raccontava ai suoi ragazzi (dopo aver preso i voti) si andava per bordelli tirando “grandi calci in culo ai cinesi” per farsi largo…

Tornato a Carignano trovò la vocazione e si fece prete, conservando lo stile rozzo, ma in fondo erudito, che aveva caratterizzato la prima parte della sua vita. Una curiosa “tradizione” che si ripeté, alcuni anni dopo, con Enzo Bona (1925), figlio degli industriali lanieri Bona, che dopo una giovinezza ricca e spensierata, tra caccia, sci (al Sestriere) e calcio, si fece frate comboniano emigrando in Chiapas, dove vive ancora oggi in povertà in una capanna mantenendo legami con il Subcomandante Marcos, in difesa dei contadini messicani.

Amico di Don Feraudo, dopo la “conversione” diventò il Prof. Franco Bolgiani (del 1922, ancora vivente a Carignano),  Professore emerito, già ordinario di Storia del Cristianesimo all'Università di Torino e membro dell’Accademia delle Scienze.

Nel Dopoguerra, intorno agli anni ’50, Don Feruado diventò Cappellano del Torino F.C. e poi Parroco di Moncalieri.

Don Feraudo negli anni della Guerra, 1941-42, fece costruire, in mezzo ad un isolotto sul Po, poco dopo il “Garettino” , una capanna perché gli adolescenti di Carignano potessero andare in barca e divertirsi. I ragazzi la chiamarono “Rabastopoli” perché, per costruirla avevano dovuto “rabastare” (raccattare, in piemontese) e riciclare tutto quello che si poteva trovare in giro. Le barche in legno della piccola flotta furono costruite dal mitico Carlin Lümasa, figura molto “slow” nota anche a Torino per la sua perizia artigianale.

Le barche presero il nome di:

  • Robelaquez, da: Roberto Gandiglio (professionista carignanese, figlio di Mario, geometra che fu allievo, nei primi anni del Novecento, del Prof.Valletta, divenuto poi presidente della Fiat negli anni d’oro), Beppino Corte (torinese sfollato a Carignano e morto giovane in un incidente d’auto in città), Lallo Fogagnolo (figlio del direttore generale della Fiat Grandi Motori, Ing. Arnoldo Fogagnolo, anche loro sfollati a Carignano per sfuggire ai bombardamenti); Quez era invece Tabaquez, “Tabacchi”, il futuro Arch. Carlo Arduino (che sta attualmente scrivendo una monumentale opera su Carignano in due volumi da 400 pagine, dove ogni anno, dal 1884 agli anni ’50, viene illustrato con un aneddoto).
  • Macegiapezio, da: Marco Siniscalco (padre di Domenico, futuro Ministro dell’Economia del secondo Governo Berlusconi e docente dell’Università di Torino); Ce-sare Gia-cobina (figlio del magnin’, lo stagnino giunto a Carignano dalla Valle Orco a vendere stufe e oggetti in rame in quello che oggi è diventato il più raffinato negozio di arredo per la case del paese, gestito dalla nipote Elena, mentre gli altri due nipoti, Roberto e Giorgio hanno intrapreso la carriera di avvocati); la P era Paolo Siniscalco (fratello di Marco), mentre completava il nome della barca Ezio Cerutti (ingegnere, divenuto poi direttore di una scuola nautica in Costa Smeralda).

Il conte Peyla affidò a Carlin Lümasa e moglie una baracca lungo il Po nella borgata di Ceretto. I due, coppia inseparabile, erano spesso meta di spedizioni in barca dei “ragazzi di Don Feraudo”, che vi trovavano un divertimento goliardico, ben poco in linea con gli insegnamenti ufficiali della chiesa. Un giorno, si racconta, la moglie di Carlin, tirò fuori una piccola bara. “Cosa c’è lì dentro?” chiesero i ragazzi. “Ecco” disse la moglie sfilando il coperchio da cui emerse un omino di legno dal membro rettissimo, goliardica interpretazione del rigor mortis.

Carlin Lümasa prima della guerra affittava barche in un chiosco lungo il Po a Torino, che poi venne bombardato durante la guerra, convincendolo a sfollare a Carignano. Francesco Gavinelli, classe 1921, tuttora socio emerito della Canottieri Armida di Torino, lo ricorda nel libro “Il Po e le sue Meraviglie”, aggiungendo anche che, nel dopoguerra, dall’Armida ogni tanto venivano giù i “Tribulant”, un gruppo di canottieri che faticava (da qui il nome) a risalire il Po, facendo tappa obbligata alla Padus di Carignano, per merenda, e proseguendo poi fino al Port ‘ed Peyla, nel Bosco del Pret di Ceretto, dove si consumava un “sanguis” in amicizia.