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Laboratorio di reportage di viaggioPrima o poi doveva succedere. E infatti è successo: ho perso uno dei miei taccuini. Sono taccuini neri, formato A5, a ribalta; li chiamano reporter perché sono come quei bloc-notes che una volta usavano i giornalisti di cronaca. E no, non sono quelli di Bruce Chatwin, sono altri, meno costosi, meno alla moda, meno famosi. Sono quelli che uso io. Potrei dire che l’ho perso in viaggio, perché certo, se fai il giornalista di viaggio dove altro lo vuoi perdere? Potrei raccontare che è rimasto al controllo bagagli in aeroporto, oppure in un caffè dove stavo scrivendo, o meglio ancora che mi è stato sottratto dalla polizia segreta di qualche Paese non riconosciuto. Purtroppo non è così. Il mio taccuino l’ho perso durante un prosaico e triste trasbordo in metropolitana, tra redazione e casa. Stavo rileggendo gli appunti per scrivere un reportage su Vienna. Prima di buttar giù qualcosa, rileggo sempre tutto, perché le impressioni prese quando eri lì, i virgolettati degli intervistati, le frasi orecchiate di sfuggita, un odore, una scritta su un muro, sono la materia prima per un buon reportage. E adesso che si fa? Non si scrive? Oppure si inventa? O…? Ve lo racconto nella terza edizione del Laboratorio di reportage (8-11 maggio 2025) che tengo per la Scuola del Viaggio. Ve lo racconto di persona, perché quest’anno siamo in presenza a Milano, all’Ostello Bello Grande. Ecco: avrei voluto perderlo lì, il mio taccuino. Almeno l’avrebbe trovato un altro viaggiatore.
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