P.S.
Di solito non segnaliamo libri di viaggio; anche perché non sempre c’è molto da segnalare... Ma facciamo volentieri un’eccezione per William Blacker, “Lungo la via incantata” (Adelphi, 2012, pp. 344, € 23,00).
Ci sono libri di viaggio che hanno bisogno di una lentissima maturazione, come il vino. E poco importa se, quando arrivano tra le mani del pubblico, le vicende narrate sono apparentemente remote. Solo apparentemente però, perché in realtà il trascorrere degli anni chiarifica e decanta, lascia cadere l’occasionale e il contingente per svelare il significato esistenziale dei luoghi e degli incontri.
Capostitipite di questa specie di viaggiatori è Patrick Leigh Fermor che negli anni Trenta percorse a piedi tutta l’Europa sino a Istanbul, un’esperienza della quale si nutrirono a lungo i suoi libri di viaggio (“Tempo di regali”, “Tra i boschi e l’acqua”) spesso scritti a decenni di distanza. A lui vicino è anche Nicolas Bouvier e un loro degno seguace è ora William Blacker con questo “Lungo la via incantata”, racconto di un viaggio in Romania, e in particolare in Transilvania, compiuto poco dopo la caduta del comunismo nel 1989 e completato poi con un più lungo soggiorno nel 1996.
Il viaggio inizia con una nostalgica ricerca degli ultimi lembi d’Europa ancora avvolti nel passato e nella tradizione, come il distretto transilvano di Maramures, con le sue case di contadini costruite in legno ai margini di foreste abitate da lupi e orsi. Ma il ritmo cambia all’improvviso quando Blacker giunge nel villaggio sassone di Halma; gli antichi abitatori di origine germanica sono tornati nel Paese d’origine e le loro case sono state occupate dagli zingari. D’improvviso il libro di viaggio si trasforma in un romanzo sentimentale, man mano che l’autore cerca di districare il filo dei suoi sentimenti alle prese con Natalia e Marishka, affascinanti sorelle gitane...
Imperdibile, come si dice. |