Laboratorio di reportage - II Edizione

Sono Tino Mantarro. Quando sono in giro per un reportage, ogni volta che rientro in camera mi dico che dovrei sedermi, prendermi un quarto d’ora per rileggere gli appunti della giornata e riordinare le idee. Poi non sempre lo faccio. A volte, come tutti, mi perdo a guardare foto sul telefono o a mandare messaggi. Anche questa volta, complice il jet lag e la poltrona sfondata di questo hotel di Charleston, South Carolina, mi sono addormentato, maledizione. Eppure mi ripeto sempre che le frasi migliori sono quelle scritte a caldo, quasi in presa diretta, e poi sistemate dopo, quando si è ristabilita la giusta distanza con quel che si è visto e vissuto. Anche questa poi non è che sia una regola buona per tutti. Forse non ci sono proprio regole fisse per scrivere reportage; solo consigli e buon senso. Diciamo però che c’è del metodo e che si può imparare. Imparare ad andare in giro, vicino o lontano poco importa visto che non è la distanza da casa a rendere una storia interessante ma come la si racconta; imparare a guardare le cose con un occhio (e un orecchio!) aperto, vigile, attento.

L’idea di questo laboratorio allora è forse proprio questa: fornire strumenti e consigli pratici, una cassetta degli attrezzi per imparare a guardare al mondo là fuori come chi si prepara a scrivere un reportage. Consapevoli che le parole da mettere sulla carta sono solo l’ultima parte di un processo molto più lungo, complesso, divertente e appagante. Perché forse quel che cerchiamo è soprattutto una scusa per viaggiare lungo le strade del mondo.

Tutte le informazioni qui (compresi i nomi di altri grandi reporter che saranno al mio fianco in questo cammino).

Tino Mantarro